I Thun di Boemia
La famiglia Thun in Boemia
Dal libro "Un segno d'Europa" di Gianpaolo Andreatta con testi di Marco Viola, Rotislav Novy, Frumenzio Ghetta e Mauro Lando - Foto di Flavio Faganello - Edizioni Sirio.
Un poderoso intreccio fra Trentino e Boemia è rappresentato dalla dinastia dei conti Thun, una delle più antiche e nobili famiglie che hanno segnato con la loro presenza capitoli di storia della provincia di Trento e della Boemia. La famiglia, anticamente chiamata Tunno poi Tuno, Tono ed infine Thun, possedeva già nel 1199 un feudo alla Rocchetta all'imbocco della Valle di Non con un castello sovrastante la stretta forra del fiume Noce.
Stemma sull'entrata di un palazzo Thun a Praga
I Thun crebbero in importanza ed in potere tanto da acquisire il controllo delle valli di Non e di Sole oltre ai castelli disseminati in quelle valli. Successive eredità, conclusioni di linee familiari e suddivisioni avevano portato alla fine del 1500 all'individuazione di quattro dinastie fondamentali. Si tratta della linea Castel Thun con capostipite Luca Thun, linea castel Bragher con capostipite Cipriano Thun, linea castel Caldes con capostipite Giacomo Thun e linea Castelfondo. Ed è proprio da quest'ultima che si diparte il ramo che arriva alla Boemia tramite Cristoforo Simone Thun. Gli avvenimenti che favorirono questo passaggio dei Thun dalla terra trentina alla Boemia vanno ricondotti all'avvio della Guerra dei trent'anni ed alla battaglia della Montagna bianca (8 novembre 1620) combattuta presso Praga. Era in atto in quegli anni un'aspra lotta tra la nobiltà boema protestante contro l'imperatore Mattia d'Asburgo (1557-1619) al fine di ottenere tra l'altro l'autonomia e la libertà di culto. La situazione precipitò con la cosiddetta "defenestrazione di Praga", quando il 23 maggio 1618 al castello di Praga i delegati dei nobili boemi gettarono dalla finestra i governanti degli Asburgo inviati dall'imperatore Ferdinando Il (1578-1637) successore di Mattia.
Quel fatto segnò l'inizio della Guerra dei trent'anni che per ragioni religiose e di dominio insanguinò l'Europa. Dopo la "defenestrazione" si costi tuì la Lega cattolica guidata da Massimiliano di Baviera (1573-1651) per combatte re il movimento protestante mentre i principi boemi non riconobbero più Ferdinando Il d'Asburgo e nominarono proprio re Federico V (1596-1632). La battaglia decisiva tra Federico V assieme ai boemi contro la Lega cattolica avvenne l'8 novembre 1629 nella piana della Montagna bianca poco distante da Praga i boemi furono sconfitti, molti imprigionati e uccisi, le proprietà di quanti si erano ribellati confiscate e Federico Il chiamò in quella regione nobili a lui fedeli e provenienti da altre zone dell'impero. In questo frangente si inserisce l'arrivo in Boemia dei Thun della valle di Non. I particolari di questa "migrazione" sono raccontati da Vigilio Inama in "Archivio trentino" del 1900. Dopo aver tracciato la genealogia della famiglia Thun, Inama segnala come nel 1597 dopo la morte di Sigismondo Thun, i tre figli si fossero ripartiti i possedimenti. A Giovanni Cipriano toccò Castelfondo, mentre a Giorgio Sigismondo toccò Castel Bragher; il fratello minore Cristoforo Simone ebbe beni e possedimenti ma nessun castello. Ma proprio Cristoforo Simone, scrive Inama, era entrato a servizio dell'esercito degli Asburgo ottenendo riconoscimenti per il suo valore nelle guerre contro i turchi ed i protestanti. Il 24 agosto 1626 venne infatti nominato conte dell'Impero con il titolo esteso a tutta la sua famiglia. Fu dunque Cristoforo Simone Thun a chiamare in Boemia verso il 1629 il fratello Giovanni Cipriano il quale portò con sé il figlio Giovanni Sigismondo nato a Castelfondo nel 1594. Da quest'ultimo e dai suoi 18 figli derivano le linee dinastiche dei conti Thun in Boemia. Giovanni Sigismondo mori a Tetschen (ora Decim) il 29 giugno 1646. Con la sconfitta della Montagna bianca e con la "colonizzazione" asburgica della Cecoslovacchia giunsero pertanto i Thun in Boe mia dove diedero luogo a quattro linee dinastiche prin cipali. Sono la linea Klaste rec (ted. Klosterle), la linea Decim (ted. Tetschen), la linea Choltice (ted. Choltitz) e una linea Katscina. Importanti sono tutt'ora i segni della loro presenza: a Klasterec nel castello Thun è aperto un museo delle por cellane prodotte dalla locale fabbrica Thun, a Decim sulle rive dell'Elba esiste un mae stoso castello Thun, a Choltice il castello dei Thun è ora trasformato in museo e nella adiacente cappella di San Romedio sono presenti pregevoli affreschi raffiguranti la valle di Non ed i possedimenti dei Thun in Trentino. La tradizione vuole che i Thun possedessero in Boemia 35 palazzi di cui dieci a Praga; di essi uno ospita attualmente l'ambasciata d'Italia ed un altro l'ambasciata d'Inghilterra.
A Praga è intitolata ai Thun una via della città vecchia
Una dinastia ricca e potente
di Mauro Lando - da Poster Trentino n° 1 - 2001
Dal Seicento in poi, quella dei Thun è stata una dinastia potente, ricca ed onorata nel Regno di Boemia all'interno dell'Impero asburgico. La tradizione vuole che i Thun avessero 35 tra castelli e palazzi in tutto il territorio di cui dieci a Praga: di essi uno ospita attualmente l'Ambasciata d'Italia ed un altro quella d'Inghilterra. I Thun furono feudatari, imprenditori, uomini di Governo, prelati sempre in contatto con i loro "cugini" trentini che avevano mantenuto i loro feudi e la loro potenza.
Il quesito è: come, ed in che modo, i Thun arrivarono in Boemia dalla originaria valle di Non? La risposta completa all'interrogativo può venire solo dopo un esauriente studio degli sviluppi della dinastia, studio che non è mai stato completato e che forse potrebbe essere finalmente avviato. La presenza di un sistema democratico nella Repubblica Ceca consente ora infatti più agevoli contratti e ricerche d'archivio.
Bisogna pertanto al momento avvalersi solo di ricerche parziali seppure precise per i periodi a cui si riferiscono. In questa nota ci si è avvalsi del saggio di Vigilio Inama pubblicato in "Archivio trentino" del 1900 e della storia del castello di Choltice di Karel Kabelac.
Vigilio Inama ricorda che la famiglia, anticamente chiamata Tunno poi Tuno, Tono ed infine Thun, possedeva già nel 1199 un feudo alla Rocchetta all'imbocco della Valle di Non, con un castello sovrastante la stretta forra del fiume Noce. I Thun crebbero via via in importanza ed in potere tanto da acquisire il controllo delle valli di Non e di Sole oltre ai castelli disseminati in quelle valli. Successive eredità, conclusioni di linee familiari e suddivisioni avevano portato alla fine del 1500 all'individuazione di quattro dinastie fondamentali. Si tratta della linea Castel Thun, linea Castel Bragher, linea Castel Caldes e linea di Castelfondo. Ed è proprio da quest'ultima che si diparte il ramo che arriva alla Boemia tramite il barone Cristoforo Simone Thun diventato poi conte nel 1629. Gli avvenimenti che favorirono il passaggio dei Thun dalla terra trentina alla Boemia vanno ricondotti all'avvio della Guerra dei Trent'anni ed alla battaglia della Montagna Bianca (8 novembre 1620) combattuta presso Praga. Era in atto in quel periodo un'aspra lotta tra la nobiltà boema protestante contro l'imperatore Mattia d'Asburgo (1557-1619) al fine di ottenere tra l'altro l'autonomia e la libertà di culto. La situazione precipitò con la cosiddetta "defenestrazione di Praga", quando il 23 maggio 1618 al castello di Praga i delegati dei nobili boemi gettarono dalla finestra i rappresentanti degli Asburgo inviati dall'imperatore Ferdinando II (1578-1637), il successore di Mattia. Quell'episodio segnò l'inizio della Guerra dei trent'anni che per ragioni religiose e di dominio insanguinò l'Europa. Dopo la "defenestrazione" si costituì la Lega cattolica guidata da Massimiliano di Baviera (1573-1651) per combattere il movimento protestante mentre i principi boemi non riconobbero più Ferdinando II d'Asburgo e nominarono proprio re Federico V (1596-1632). La battaglia decisiva tra Federico V assieme ai boemi contro la Lega cattolica avvenne 1'8 novembre 1620 nella piana della Montagna bianca poco distante da Praga. I boemi furono sconfitti, molti imprigionati e uccisi, confiscate le proprietà di quanti si erano ribellati. Federico II chiamò pertanto in quella regione i nobili a lui fedeli e provenienti da altre zone dell'Impero.
È qui che s'innesta la presenza dei Thun in quel territorio.
Un affresco di Choltice raffigurante la natura della Val di Non
Nel suo saggio Inama racconta che nel 1597 dopo la morte di Sigismondo Thun, i tre figli divisero i possedimenti di famiglia. A Giovanni Cipriano toccò Castelfondo, mentre a Giorgio Sigismondo toccò Castel Bragher; il fratello minore Cristoforo Simone ebbe beni e possedimenti, ma nessun castello. Proprio Cristoforo Simone, si mise al servizio degli Asburgo entrando nella corte di Federico II e combattendo nell'esercito di Ferdinando II nella battaglia della Montagna Bianca del 1620. Fu così che tre anni dopo Cristoforo Simone comperò dall'imperatore vari feudi in Boemia tra cui quelli di Choltice, Dûãim e Klà‰terec oltre a quello di Hohenstein in Sassonia. Da quel momento la famiglia, diventata nel 1629 conti di Thun-Hohenstein, si insediò in Boemia ed in particolare a Decim, città attualmente presso il confine tra Repubblica Ceca e Germania.
Cristoforo Simone, pur diventato grande feudatario e proprietario terriero, non abbandonò le armi di ufficiale dell'esercito imperiale tanto che nel 1634 fu ferito combattendo nella battaglia di Nordlingen in Baviera. Morì l'anno successivo lasciando i suoi possedimenti al fratello Cipriano di Castelfondo. Costui si trasferì a Decim in Boemia portando con sé il figlio Giovanni Sigismondo nato a Castelfondo nel 1594 e padre di ben 13 figli avuti da tre mogli. Otto erano i maschi, i primi cinque avevano intrapreso la carriera ecclesiastica mentre i tre più giovani, alla morte del padre, diedero vita alle tre linee dinastiche dei Thun di Boemia. Massimiliano ebbe il castello ed i possedimenti di Decim, Michele Osvaldo ebbe Klàsterec, mentre il più giovane Romedio Costantino ereditò Choltice.
Dall' Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento , 28 settembre 2005
FRA TRENTINO, BOEMIA E INTERNET: COSI' GLI ARCHIVI DELLA FAMIGLIA THUN RITORNANO DI ATTUALITA'
L'intervento dell'assessore alla cultura, Margherita Cogo
(c.m.) – "Questo è il primo, significativo momento di sintesi di un progetto complesso e laborioso che la Soprintendenza per i Beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento persegue già da quasi un decennio: il recupero in copia della documentazione dell'archivio della Famiglia Thun di Castel Thun conservata presso l'Archivio di Stato di Litomerice, sezione di Decin (Repubblica Ceca)". Così Margherita Cogo, assessore alla cultura, ha aperto – questo pomeriggio, nella sala stampa di piazza Dante, davanti ad un folto ed attento pubblico – i lavori dell'incontro di studio "Fra Trentino e Boemia: gli archivi della famiglia Thun". Appuntamento che ha permesso di illustrare non solo il lavoro di recupero in copia della documentazione dell'archivio Thun ma anche di "sperimentare" la fruizione on line delle immagini delle pergamene sul sito www.trentinocultura.net. Operazione che consente la ricostruzione virtuale dell'originaria struttura dell'archivio. Prima dell'avvio dei lavori Margherita Cogo ha voluto ricordare il professor Albino Casetti, recentemente scomparso. "E' stato direttore dell'Archivio di Stato – ha detto l'assessore -, era paleografo e studioso di chiara fama e la sua 'Guida archivistica del Trentino'resta un contributo fondamentale al mondo culturale della nostra terra".
"L'attività archivistica – ha poi detto l'assessore Cogo - si inserisce in un alveo di politica culturale consolidato. La legge, fra le funzioni dell'Archivio provinciale, prevede infatti anche quella di "attuare iniziative volte all'acquisizione di archivi e documenti storici, anche in copia, d'interesse per la storia trentina".
"Del resto – ha aggiunto - è questo un settore nel quale l'Amministrazione provinciale da sempre è piuttosto attiva: si è così via via provveduto ad acquisire in copia documentazione dell'Archivio Lodron conservata presso il Landesarchiv di Klagenfurt, l'archivio d'Arco conservato presso la Fondazione d'Arco di Mantova e documentazione su supporto pergamenaceo dei secoli XII – XIV conservata presso il Landesarchiv di Innsbruck; è stata conclusa la ricerca delle fonti per la storia del Trentino conservate presso l'Archivio Segreto Vaticano, con una rilevazione sistematica della documentazione fino alla fine del XVI secolo; è in corso di realizzazione – in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni architettonici - una complessa attività di acquisizione in copia (microfilm e fotografia) di documentazione relativa alle fortificazioni austriache in Trentino fra XIX e XX secolo conservata presso il Kriegsarchiv di Vienna; è stata recentemente avviata – in collaborazione con il Museo storico in Trento – una ricerca presso l'Archivio centrale dello Stato, finalizzata all'individuazione e descrizione di fonti per il periodo resistenziale e della prima autonomia; saranno avviate a breve termine due campagne di microfilmatura e fotografia presso l'Archivio Diocesano di Feltre, per recuperare in copia documentazione di fondamentale importanza per la storia della Valsugana e del Primiero e presso l'Istituto di Studi liguri di Albenga, dove è conservato l'Archivio della Famiglia Madruzzo".
L'assessore alla cultura ha poi voluto sottolineare come "il presupposto di tutto ciò sia la convinzione che uno dei compiti fondamentali di chi svolge come ruolo istituzionale quello della tutela e della valorizzazione del patrimonio archivistico sia quello di rendere disponibili alla comunità scientifica il maggior numero di fonti possibili, mediante ricerche organiche e sistematiche. Non solo: lo spirito di questa modalità operativa è quello della ricerca continua di dialogo costruttivo con le istituzioni archivistiche, come presupposto necessario a qualsiasi risvolto operativo. Il frutto di queste attività, la cui complessità è insita nella natura stessa delle operazioni effettuate (dalla "scoperta" – a volte anche quasi casuale – della presenza di documentazione presso archivi anche lontani; all'attività preliminare di individuazione e descrizione dei documenti; alla riproduzione in copia) è uno straordinario arricchimento del patrimonio di conoscenza che viene messo a disposizione della comunità scientifica trentina. Infine: il mezzo attraverso il quale la Provincia autonoma di Trento intende apportare il proprio contributo al "fare" cultura è sempre di più il ricorso sistematico a quello straordinario mezzo di crescita collettiva che è costituito dalla tecnologia dell'informazione".
E proprio a questo riguardo Margherita Cogo ha ricordato il "notevole sforzo di investimento e di innovazione dell'Assessorato, impegnato nella realizzazione di un Sistema informativo degli archivi trentini, che, superata l'attuale fase di verifica tecnica, sarà varato nel corso dell'anno venturo e che costituirà un formidabile strumento di accesso libero alla documentazione storica degli archivi trentini".
L'assessore ha infine ringraziato della loro presenza la direttrice dell'archivio di Stato di Decin – Helena Smiskova – ed il suo collaboratore –Otto Chmelik. "La loro presenza – ha detto - è importante testimonianza di un felice sodalizio culturale che ha consentito di ricondurre ad unità (pure se solo in forma virtuale), dopo oltre 150 anni, un archivio di inestimabile valore per chi intenda ripercorrere le tortuose vicende della storia politico-istituzionale del territorio trentino in epoca medievale e moderna. E' infatti da ora possibile consultare sul sito dedicato alla cultura della Provincia autonoma di Trento (www.trentinocultura.net) l'intero fondo pergamenaceo (3.560 pergamene), mentre è in corso di ultimazione presso l'Istituto archivistico boemo la microfilmatura dell'ingente mole di documentazione su supporto cartaceo, che in processo di tempo sarà resa anch'essa fruibile on line".
Quindi la parola è passata ai diversi relatori.
Livio Cristofolini (sostituto del dirigente della Soprintendenza per i Beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento): "La collaborazione fra l'Amministrazione provinciale e l'Archivio di Stato di Litomerice – Sezione di Decin"
Marco Bellabarba (docente presso l'Università degli Studi di Trento): "La Famiglia Thun in Trentino"
Otto Chmelik (archivista dell'Archivio di Stato di Litomerice – Sezione di Decin): "La Famiglia Thun in Boemia"
Stefania Franzoi (funzionaria della Soprintendenza per i Beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento): "L'archivio della Famiglia Thun a Trento"
Helena Smiskova (direttrice dell'Archivio di Stato di Litomerice – Sezione di Decin): "L'archivio della Famiglia Thun a Decin"
Armando Tomasi (funzionario della Soprintendenza per i Beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento): "La ricostruzione virtuale del fondo pergamenaceo".
SCHEDA 1. LA FAMIGLIA THUN
L'ascesa dei Thun iniziò nel XIII secolo e crebbe soprattutto nel XIV secolo, epoca di forti tensioni fra il Principato vescovile di Trento e la Contea del Tirolo. Grazie anche ad un'accorta politica matrimoniale, i Thun entrarono in possesso di numerosi e importanti diritti e proprietà nelle Valli di Non e di Sole, tra cui si ricordano Castel Bragher e i possedimenti connessi (1321-1322); i beni degli Altaguarda (1387); il patrimonio dei Caldes (1464: Castel Caldes, la Rocca di Samoclevo, una metà di Castel Cagnò, Castel Mocenigo, Castel Rumo, Castel S. Ippolito); la giurisdizione di Castelfondo (feudo pignoratizio dal 1471); le giurisdizioni vescovili di Masi di Vigo, Tuenetto, Rabbi.
Nel XV secolo i Thun continuarono ad accrescere la loro potenza e le loro proprietà. Cominciò parallelamente ad accrescersi anche il loro prestigio: nel 1469 furono nominati coppieri ereditari del principato vescovile trentino e nel 1558 di quello brissinese; nel 1604 ottennero dall'imperatore Rodolfo II il titolo di baroni dell'Impero. Fino alla seconda metà del secolo XVI la famiglia riuscì a tenere unito il proprio patrimonio nonostante si fosse già delineata una pluralità di linee; fu Sigismondo (1537-1595) a operare nella veste di senior della famiglia la divisione dei beni in tre parti. A seguito di una transazione lunga e problematica, suggellata dall'atto formale del 9 aprile 1596, si confermò comunque la suddivisione nelle tre linee di Castel Thun, Castel Caldes (estinta nel 1633) e Castel Bragher.
Quest'ultimo ramo, dopo la morte di Sigismondo, si suddivise ulteriormente fra i suoi tre figli: Giovanni Cipriano (1569-1631), cui toccò la giurisdizione di Castelfondo; Giorgio Sigismondo (1573-1651), cui fu assegnato Castel Bragher; e Cristoforo Simone (1582-1635), che ereditò molti possessi ma nessun castello. Costui ottenne nel 1628 in feudo pignoratizio la contea di Hohenstein e il relativo titolo nobiliare (1629), che passò successivamente all'intera discendenza Thun anche dopo la perdita della contea stessa (1642); inoltre donò i beni acquisiti in Boemia a Giovanni Cipriano, che abbandonato Castelfondo si trasferì oltralpe, dando origine alla linea Thun boema.
SCHEDA 2. GLI ARCHIVI
Negli anni 1878-79 il conte Matteo Thun della linea di Castel Thun (1813-1892), versando in una difficile e ormai insostenibile situazione economica, si trovò costretto a compiere il gesto, per certi aspetti clamoroso, della vendita della parte storicamente più rilevante dell'archivio di famiglia ai ricchi parenti della linea boema di Decin, il conte Friedrich (1810-1881) e suo figlio Franz (1847-1916).
Giuseppe Molteni - ritratto di Matteo Thun - Vienna
Il delicato incarico di selezionare e preparare per la spedizione i documenti destinati ad essere venduti fu affidato a don Cipriano Pescosta, che negli anni precedenti aveva compiuto approfondite ricerche sull'archivio e che godeva di un rapporto di assoluta fiducia con la famiglia, presso la quale aveva anche ricoperto il ruolo di precettore.
Per la somma di 4200 fiorini fu concordata la cessione ai parenti di Decin dei documenti fino al XVII riguardanti l'intera stirpe Thun e le vicende storiche del principato vescovile di Trento.
Alla vendita furono invece sottratte, fra i documenti dal XIII al XVII secolo, le carte attinenti alla linea di Castel Thun, relative in particolare a Castel Thun, Castel Visione, Castel San Pietro, Castel Altaguarda e ai diritti e alle proprietà nei Comuni di Vigo, Masi, Toss, Dardine, Mezzolombardo, Gardolo, Mezzocorona, Grumo, Nave San Rocco, Roveré della Luna.
Il nucleo documentario trentino ceduto ai parenti d'oltralpe condivise poi il destino dell'archivio del ramo boemo: rimasto fino al 1932 nel castello di Decin, fu trasferito a seguito della vendita di quest'ultimo allo Stato nella vicina località di Jilove, quindi riportato a Decin e infine versato nel 1956 all'Istituto, dove si trova tuttora. La parte di archivio rimasta a Castel Thun è stata acquisita, insieme al castello, dalla Provincia autonoma di Trento nel 1992. Il fondo, custodito ora presso l'Archivio Provinciale, è da anni oggetto di un complesso progetto di riordino e inventariazione non ancora concluso